



DESPERADOS 3 RECENSIONE: UNO STRATEGICO NEL FAR WEST
Dopo Shadow Tactics: Blades of the Shogun, Mimimi Productions riprende il filone degli strategici stealth con il terzo capitolo di Desperados.
Cosa hanno in comune il Giappone feudale del periodo Edo e il Far West? Niente, ma proprio niente. A parte forse che Mimimi Games, una piccola software house di Monaco, ha deciso di reinterpretare entrambi gli immaginari in salsa RTT (Real Time Tactics). Non sta a me spiegarvi le origini del genere, oramai molto defilato, e nemmeno raccontarvi quante ore passai all’epoca su Commandos e derivati (ecco, l’ho fatto di nuovo), ma non si può nemmeno parlare del nuovo Desperados 3 senza prima almeno nominare Shadow Tactics (recuperate la recensione di Shadow Tactics: Blades of the Shogun).
Da quest’ultimo sono passati oramai quattro lunghi anni, e per quanto il profilo della produzione fosse tutto sommato indie, critica e pubblico ne rimasero positivamente impressionati. Mimimi Productions sfornò uno strategico in tempo reale coi fiocchi, complesso e cervellotico come non se ne vedevano da un po’, completamente incentrato sulla gestione “microscopica” dello stealth. Per chi non sapesse di cosa parlo, mi riferisco al fatto che negli RTT, a differenza del cugino RTS, si utilizzano solo una manciata di unità, e non c’è spazio per l’errore di calcolo, pena il fallimento immediato. Con qualche piccola modifica, già nel 2016 il team tedesco riuscì a svecchiare la formula, ma con il ritorno di John Cooper e soci ci si aspettava un nuovo grado di perfezione.
Tanto più che il publisher, questa volta, è THQ Nordic, che ha evidentemente fornito un budget sensibilmente più consistente, e in quanto a miglioramenti, infatti, il risultato si vede; lo scheletro ludico resta invariato, certo, ma in termini di pulizia, grafica e raffinamento, Desperados 3 supera Shadow Tactics su moltissimi fronti, regalando al giocatore un’esperienza completa e un livello di sfida mirabile. E poi, signori, stiamo parlando di un Far West alla Sergio Leone, e almeno per il sottoscritto, (Shogun, perdonami) non c’è proprio storia…
L’uomo con l’armonica: sulle orme di Sergio Leone
La storia in un RTT è importante? Bella domanda: generalmente chi spende circa quaranta ore in un gioco del genere è interessato ad altre cose, per esempio il gameplay e il livello di sfida, eppure Mimimi Games la pensa diversamente; anche in Shadow Tactics c’era già una certa attenzione per la narrazione, ma con Desperados 3 l’intento è decisamente quello di migliorare.https://www.youtube.com/embed/P8qyYOZvnKg?enablejsapi=1&=1&playsinline=1Ci sono moltissime cutscene, all’inizio, alla fine e durante ognuna delle sedici missioni, e non servono solamente a spiegare gli obiettivi, piuttosto si sforzano di caratterizzare i personaggi il più possibile, con sketch e scambi che nonostante la loro semplicità si lasciano apprezzare di buon grado. Il cast peraltro è azzeccatissimo, e non soltanto le vecchie guardie come Cooper, Mc Coy e O’Hara, ma anche i nuovi arrivati come Isabelle Moreau e infine Hector Mendoza, che è praticamente una versione più violenta e sadica di Bud “Bambino” Spencer.
Si genera subito un’alchimia perfetta nel party, che cresce col tempo, con il viaggio, e grazie ai numerosi dialoghi in game dopo un po’ ti accorgi che quel party lo conosci meglio di quanto credi. Buona la traduzione italiana, ottimo il doppiaggio in inglese, pieno di sfumature e accenti fieramente americani, dal Colorado al Bayou, e pure la recitazione centra il punto, con un piglio teatrale e quasi picaresco. “Sono solo dettagli” direbbe qualcuno, ed è proprio per questo che vanno nominati. Questo perché in un titolo come Desperados non è la narrativa è la portata principale, sostanzialmente per via di una regia essenziale che si mantiene sempre esterna (anzi, “dall’alto”), e pure la trama non brilla particolarmente per originalità. Ad ogni modo si tratta di un prequel del vecchio Wanted Dead or Alive datato 2001, una storia di origini, e quindi rappresenta un ottimo punto di partenza per le nuove generazioni. A dare il via a tutto è ancora una volta lei, quell’unico movente che trascina i destini degli uomini di frontiera: la vendetta. Nel far west, tuttavia, è sempre un buon incipit per un lungo viaggio, che in questo caso tocca ben tre regioni visivamente diverse, dalle montagne rocciose dell’entroterra fino alle paludi della Louisiana e poi giù fino ai canyon rossi del New Mexico. C’è molto, anzi moltissimo di quel capolavoro di C’era una volta il West, e forse ancor di più il mood da spaghetti western, quindi più europeo che americano, che sa aggiungere quel tocco di ironia ad ogni incontro e, soprattutto, una vagonata di antieroi che non si fanno troppi scrupoli. Pretesti e intrecci fanno il loro lavoro: creano obiettivi anche secondari per trascinare in giro il giocatore, e nonostante i limiti di genere (sia Western che RTT) il risultato è più che buono. Si poteva fare di più? Certamente, e forse era anche nei piani di Mimimi, e tuttavia dopo più di 35 ore di campagna ci siamo affezionati a quella marmaglia di cowboy scappati di casa, perciò qualcosa vorrà pur dire.
Dona un soldo al tuo cowboy: quando il gameplay conta
Immaginatevi uno scenario West enorme, rigorosamente ripreso dall’alto e distribuito su almeno tre livelli, pieno di vicoli, ostacoli, e soprattutto nemici (e parliamo tranquillamente di una settantina di avversari a schema). Adesso immaginatevi di attraversarlo con un party di cinque personaggi, tutti caratterizzati da abilità, armi e passo completamente diversi; uno è armato di shotgun, e quando apre il fuoco lo sentono sin dall’altra parte della mappa, l’altro è anziano, e per occultare cadaveri ci mette una vita, un altro ancora non sa nuotare e così via. Al primo rumore siete morti, vi vedono e siete morti, trovano le vostre tracce sulla sabbia dorata e siete morti. Ovviamente possiamo anche sparare a destra e a manca, fregandocene completamente dello stealth, ma sarebbe un po’ come guidare una Lamborghini con il limite a cinquanta, e poi diciamocelo: con il chiasso non andreste molto lontano. Ecco, questo è quello che vi aspetta in Desperados 3: uno strategico in tempo reale pieno di regole e situazioni estremamente complesse e particolari, che vi impegnerà per almeno trenta-trentacinque ore, nonostante Mimimi ne abbia dichiarate venticinque. Le sfide del BaroneIl barone è un personaggio strano: vi contatterà circa a metà della campagna, dopo aver completato l’ottava missione, con una richiesta (e una voce) assai strana. Con un tono fin troppo affabile, l’uomo del mistero ci proporrà di rigiocare alcune missioni, che però sono state completamente stravolte e ripensate, caratterizzate ovviamente da un trasso di difficoltà infinitamente superiore. Vi capiterà di dover completare una certa missione soltanto con la magia Voodoo di Isabelle, oppure un’altra senza l’utilizzo di abilità letali, facendo affidamento esclusivamente sulle kill ambientali. C’è anche una missione di tipo investigativo (divertentissima) e un’altra dove bisogna “semplicemente” dar fuoco alle polveri. Potrebbero sembrare delle semplici missioni riciclate, e invece ne esce fuori un ottimo contenuto endgame, perfetto per tutti coloro che sono in cerca della sfida definitiva. Come supporto post-lancio è inoltre previsto l’arrivo di altre missioni, e nessuno dovrà sborsare un solo centesimo in più per giocarle, mica male eh?Le mappe, tutte diverse e veramente enormi, sono state costruite come una bomba ad orologeria, e richiedono uno studio attentissimo (e molta pazienza) ad ogni passo. Il level design articolato e una disposizione attenta dei nemici garantiscono già di per sé un gran livello di sfida, e a completare il quadro contribuiscono anche le numerose variabili costruite ad hoc per ogni scenario. Terreni dissestati, civili in mezzo ai piedi che diventano testimoni oculari in un batter d’occhio e pure le galline, che non mancano di starnazzare al vostro passaggio. La chiave di tutto sono le abilità dei personaggi, e le loro capacità di creare diversivi in tempo reale: lanciare la monetina di Cooper vi regalerà una finestra di cinque secondi, la fiala di profumo accecante di Kate altri quattro secondi, mentre Stella, la gattina bianca di miss Moreau, vi lascerà liberi di agire indisturbati per altri 5 secondi, ma ovviamente non a tutti i cowboy piacciono i gattini, perciò dovrete arrangiarvi con quello che avete.
È tutta una questione di istanti, ed essendo in tempo reale ciò significa agire velocissimi. In caso contrario si fallisce, e occorre ricaricare il salvataggio rapido e riprovare fino a raggiungere la perfetta esecuzione. C’è anche la comoda funzione replay alla fine di ogni missione, dove studiare e prepararsi per un’eventuale speedrun, decisamente perfetta per i veterani del genere. I ragazzi di Mimimi sono riusciti a creare situazioni estremamente stimolanti, dove bisogna sperimentare in continuazione nuovi modi e soluzioni per avere la meglio.Non si tratta soltanto di incastrare i pezzi come in un puzzle game, perché ci viene garantita anche una gran libertà d’approccio, e non è raro veder fallire il piano perfetto, mentre dal caos possono nascere i vantaggi migliori. C’è forse qualche sbavatura sul fronte del pathfinding dei personaggi, ma niente che una mente concentrata non possa affrontare, mentre le spigolosità della telecamera sono state quasi tutte risolte, tanto che lo schema risulta quasi sempre assai leggibile.
A difficoltà normale si tende a focalizzarsi su stratagemmi molto semplici, che implicano soltanto un paio di personaggi, perciò verso la fine dell’avventura potreste avvertire un leggero senso di ripetitività. In quel caso vi consigliamo la partita in modalità difficile dove la situazione cambia sia per numero che per i punti vita dei nemici, ed è proprio lì che il gioco ti spinge ad utilizzare le piene potenzialità del party, nel nome di una creatività che alle volte si rivela letteralmente spettacolare: Desperados 3 raggiunge il suo apice proprio in quei momenti, dove ogni fatica viene diviene estremamente appagante. La pausa tattica, all’inizio poco attraente, col tempo diventa essenziale, perché permette di raggiunge livelli di coordinazione altrimenti impossibili: si possono uccidere anche dieci nemici in un colpo solo, con il meno ortodosso dei piani, e vi garantisco che è una vera goduria. Il piacere più grande resta comunque quello della varietà, perché il gioco introduce continuamente meccaniche e regole nuove, dialoghi accessori oppure addirittura lunghi percorsi alternativi, e alla fine di ogni scenario si ha sempre una gran voglia di scoprire il successivo.
Un enorme pollice alzato dunque per l’impianto tattico (e la sua interfaccia), che ancora una volta conferma le sue potenzialità anche a distanza di un ventennio dalla sua epoca d’oro. Desperados 3 è sicuramente in grado di accontentare tutti i gringos di vecchia data, e questo potevamo anche immaginarcelo, ma Insomma: se un gioco del genere riesce farsi giocare bene perfino su pad, significa che merita sul serio.
Spaghetti Unity: una grafica di tutto rispetto
Vale la pena spendere qualche elogio sul comparto tecnico di Desperados 3. Fra i lati positivi spiccano sicuramente animazioni, che rispetto a Shadow Tactics sono avanti anni luce: per la prima volta infatti è stato utilizzato il motion capture per muovere i personaggi, che ora infatti sembrano molto più credibili nonché piacevoli da guardare. Stiamo parlando di azioni, non di volti ovviamente, perché quelli restano praticamente immobili, ma vista la distanza dalla telecamera è una cosa di cui nessuno dovrebbe preoccuparsi. Purtroppo però, nonostante il livello di zoom, molte texture risultano sotto la media, soprattutto quelle delle rocce, e sinceramente il motivo di tutto ciò non è chiaro, anche perché gran parte delle superfici risultano invece ottime, se non addirittura perfette sotto le spoglie del 4K. A migliorare moltissimo è anche l’acqua, i terreni, e più in generale luci, esplosioni e riflessi; in pratica Mimimi games ha cercato di spremere al massimo da Unity, un engine che -notoriamente- non brilla certo per ricchezza, eppure in questo caso il livello di dettaglio a schermo è impressionante.
A cambiare rispetto a Shadow Tactics è anche lo stile, che prima faceva un uso abbondante del cel shading, mentre ora adotta un look più realistico ma comunque alleggerito, che dipinge perfettamente tutta la potenza dei colori del far west. Ci sono alcune mappe che sono veramente da applausi, sia per ricchezza che per la caratterizzazione, come ad esempio la magione De Vitt oppure New Orleans, dove c’è una densità tale di luci e colori che tutto sembra prendere vita, e in un gioco con visuale top down non è roba da poco.Di pregevole fattura è anche il comparto audio: in questo caso, visto che le missioni possono durare anche due ore, più che di una colonna sonora si tratta di lunghi accompagnamenti, e tuttavia l’avventura trabocca di riff di chitarra super-taglienti, che riescono a farti respirare tutta la polvere del west, fino ad entrarti definitivamente sottopelle (o nei polmoni).
Con Desperados 3 il genere degli RTT (Real Time Tactics), ormai praticamente sparito dai radar, torna a far sentire la sua voce: Mimimi games e THQ Nordic si sono dimostrati all’altezza del lavoro, confezionando un titolo completo e visivamente accattivante. Si tratta di un notevole passo avanti rispetto al già ottimo Shadow Tactics, da cui viene ripresa in toto la formula e infine raffinata sotto molteplici aspetti. La campagna, che narra le origini di John Cooper e la sua banda, è prima di tutto impegnativa e stimolante, come vuole la tradizione, ma vanta anche una longevità davvero invidiabile: per una run normale servono almeno trentacinque ore, e in più il team di sviluppo ha aggiunto anche ad una sorta di endgame, ovvero un pacchetto di missioni tradizionali da rigiocare in maniera alternativa, con personaggi e regole completamente diversi, che vi regaleranno un’altra manciata di ore di gioco. Per i veterani si tratta di un vero e proprio toccasana, poiché aggiunge un ulteriore strato di difficoltà e regala grandi soddisfazioni, e non finisce qui, perché nei prossimi mesi arriveranno nuove missioni, distribuite in maniera completamente gratuita. Il costo, peraltro, non è nemmeno proibitivo: parliamo di 49,99€ per la versione PC e 59,99€ per quella console, un prezzo senz’altro giusto considerata l’abbondanza di contenuti. Difficile sconsigliare l’acquisto di un titolo come questo, perfino a tutti quei curiosi che magari sono estranei al genere, a patto però che siano in grado di armarsi di tenacia e pazienza; se invece siete dei veterani, inutile dirvi che si tratta di un’opera imperdibile 8.4
Fonte:everyeye-autore:Tommaso montagnoni